
Una recente sentenza della Cassazione conferma che nell’esercizio del proprio mandato il legale deve rispettare il dovere di informazione ma anche dissuasione del cliente dall’intraprendere un’azione giudiziaria “perdente”.
Tra i compiti e doveri deontologici che la legge attribuisce all’avvocato, infatti, non vi è solo quello di una difesa diligente, ma anche quello di una preventiva informazione circa i rischi del giudizio. In sostanza, l’avvocato a costo di trascurare i propri interessi economici, è tenuto a dissuadere il cliente dall’intraprendere cause che potrebbero comportare una sicura sconfitta.
Questo non comporta un rifiuto categorico all’incarico, ma quanto meno poter dimostrare, in caso di successiva contestazione da parte del cliente nel caso in cui il giudice abbia rigettato la domanda, di aver manifestato tutte le proprie perplessità sull’esito del giudizio.
La “lealtà” del professionista si riscontra nel momento in cui assume l’incarico!
Il codice civile impone al professionista l’uso della diligenza corrispondente alla natura dell’attività esercitata e all’impiego di strumenti tecnici adeguati al tipo di prestazione dovuta: questo comporta anche di informare il cliente sulle questioni, di fatto e di diritto, che possono insorgere e impedire il raggiungimento del risultato, e di dissuaderlo spiegando il rischio di effetti dannosi.
Dopo aver sconsigliato il cliente dall’intraprendere o proseguire un giudizio dall’esito probabilmente sfavorevole, l’avvocato potrà far sottoscrivere al cliente una dichiarazione di esonero di responsabilità.