lug 6

La Cassazione cambia le regole del calcolo sull’assegno di divorzio

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La Cassazione cambia le regole del calcolo sull’assegno di divorzio

Costituisce una vera e propria “rivoluzione” la recente  sentenza della Cassazione sull’assegno di divorzio: non a caso la stessa ha determinato commenti e notevole attenzione da parte della stampa e dei media.

In sostanza se fino ad oggi la quantificazione  del trattamento era collegato al parametro del tenore di vita matrimoniale, a seguito della pronunzia della Cassazione,  l’assegno, che ha natura assistenziale, viene calcolato in base a un parametro di spettanza, legato all’indipendenza o autosufficienza economica dell’ex coniuge che lo richiede.

La valutazione del giudice deve considerare due elementi: uno basato sul principio di auto responsabilità economica di ciascuno degli ex coniugi come persone singole, in cui si decide se esiste un diritto al mantenimento, e l’altro  quello della solidarietà economica dell’obbligato nei confronti della persona economicamente più debole, nella quale in caso affermativo viene quantificato l’importo da corrispondere.

Quindi, nella prima fase il giudice deve soltanto accertare se l’ex coniuge ha diritto o meno all’assegno: è dunque necessario verificare se la domanda soddisfi le condizioni di legge con esclusivo riferimento all’indipendenza economica.

Gli indici che il giudice deve valutare sono il possesso di redditi e di cespiti patrimoniali e le capacità di lavoro personale: rilevano i beni di qualsiasi specie e i beni mobili e immobili, mentre le possibilità effettive di occupazione vanno rapportate all’età, alla salute, al sesso del coniuge e alle condizioni di mercato, sia per i lavoratori dipendenti sia per gli autonomi.

Compete  al richiedente provare gli elementi necessari, mentre sull’altro grava la prova contraria. Questa fase si conclude con il riconoscimento o meno dell’assegno.

La seconda fase riguarda soltanto la determinazione dell’assegno: la misura è quantificata dal giudice considerando le condizioni e i redditi di entrambi i coniugi. Tutti gli elementi sono valutati anche in rapporto alla durata del matrimonio.

Se ipotizziamo che la moglie sia una dipendente, con un reddito mensile di 1.500, mentre il marito un imprenditore che consegue redditi ben più alti: mentre fino ad ora avrebbe dovuto corrispondere l’assegno all’ex coniuge, oggi non è più così scontato. L’ex moglie deve dimostrare di averne bisogno. Quindi il coniuge che ha redditi inferiori all’altro dovrà dunque provare, ad esempio, che da solo non ce la fa a mantenere la casa perché è troppo grande.