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Anche la banca esercita un potere di controllo sul conto corrente

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Anche la banca esercita un potere di controllo sul conto corrente

La Cassazione con una recente sentenza chiarisce  che i prelievi ed  i  versamenti sul conto corrente non sono sottoposti solo al controllo dell’Agenzia delle Entrate in quanto  anche le banche hanno doveri e poteri di controllo e di segnalazione in caso di operazioni sospette e sproporzionate rispetto al reddito del correntista.

In sostanza  la banca può controllare i movimenti su un conto corrente attraverso  il funzionario di banca che può chiedere al cliente chiarimenti sull’origine e sulla destinazione dei soldi che quest’ultimo versa e preleva dal proprio deposito

Tutte le volte in cui vi è un’evidente sproporzione tra le movimentazioni effettuate dal correntista e la sua attività professionale, e pertanto vi è un «indice di anomalia», l’impiegato di banca deve segnalare tali attività alla direzione. Si parla a riguardo di segnalazione di operazioni sospette,  note con l’acronimo Sos.

La direzione poi valuta se inviare la segnalazione alla Uif, l’Unità per l’informazione finanziaria. La segnalazione va ripetuta per ogni movimentazione sospetta e non giustificata dal correntista. La Uif, a sua volta, decide se informare la Procura della Repubblica o meno e, quindi, avviare il procedimento penale nei confronti del correntista.

Basta il semplice «sospetto» di anomalia a far scattare la segnalazione di operazione sospetta; non è quindi necessaria né la piena consapevolezza, né la certezza della commissione dei reati come quello di  usura.  È  sufficiente l’osservazione di circostanze incoerenti, per esempio la sproporzione tra i volumi girati sul conto e l’attività svolta.

La Sos non è una facoltà ma un vero e proprio obbligo per l’impiegato allo sportello che, in caso, contrario, ne risponde personalmente, potendo essere sanzionato dalla banca datrice di lavoro.

È quindi vero  che la normativa antiriciclaggio non pone limiti a prelievi e versamenti sul conto corrente anche se superiori a 3mila euro, e che i prelievi sono liberi, nel senso che non sono sottoposti ai controlli dell’Agenzia delle Entrate; ma è anche vero che resta un potere/dovere della banca chiedere chiarimenti al correntista sull’origine e/o destinazione dei soldi tutte le volte in cui l’operazione risulti sospetta.